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sabato 26 gennaio 2013

ALLARME ESUBERI STATALI: LA RIVINCITA POSTUMA

I più attenti lettori della stampa quotidiana avranno notato un fiorire negli ultimi giorni di articoli allarmati sul destino di migliaia di statali. Tale bagno di verità stride con l'ormai permanente atteggiamento dei sindacati rappresentativi che, indossando il camice e infilando nel braccio la flebo dei FUA e dei decreti di avanzamento economico privi di copertura, svolgono il ruolo dei bravi inferimieri che ti accompagnano, confortandoti, a una morte che sia la più tranquilla possibile.
Mettiamoci pure un pò di sano ricatto elettorale, soprattutto al Sud. Al centro-nord neppure più questo: perfino la cgil, nel suo piano del lavoro, parla si di 175 mila giovani da assumere ma di 20 miliardi di risparmi nella PA (una specie di spending review con le forbici rosse, stavolta).
Difesa, Istruzione, Beni Culturali, INPS sono in questo momento in prima linea. Come nei migliori film di fantascienza, l'invasione degli ultracorpi brunettiani sta rendendo irreversibile il destino della vecchia PA italiana. Sarà un bene o un male?Chi può dirlo? Da tanti anni, tra l'incredulità di molti, si mormorava che prima o poi il potere governativo avrebbe saldato i conti anche nella PA, una volta serbatoio di voti oggi divenuto elemento di imbarazzo e ostacolo. E' forse arrivato il momento. Tanti colleghi si troveranno allora di fronte a una svolta anticipata, nella loro vita: ancora giovani, senza una vera pensione a tutelare il loro futuro, con grandi problemi a ricollocarsi nel mercato del lavoro.
Al contrario degli altri sindacati, noi non abbiamo mai ingannato nessuno, illudendolo e neppure cercato di lavare il cervello alla gente cambiando giorno per giorno linguaggio e terminologia, quelli che pian piano, negli scritti e nelle assemblee, vedevano insinuarsi, in maniera gradualmente sempre più evidente e forte, lo spettro del licenziamento.
Noi, invece, abbiamo sempre detto no a tutti i licenziamenti e sì a una vera mobilità, non necessariamente sempre volontaria (altrimenti vi avremmo preso in giro) da una amministrazione all'altra, magari più bisognosa di personale e con più prospettive strategiche.Testando la validità di una vera informatizzazione dalla capacità di indurre risparmi veri sul personale (bloccando gli automatismi del turn-over) e sulle funzioni , da ridurre, spezzando la spirale perversa "dirigenti spinti-personale soldatino-scartoffie pretesto".Gli altri (seguiti purtroppo dalla maggioranza del personale) hanno scelto un'altra strada e questi sono i risultati: politica e dirigenza voltano le spalle al loro finora fedele personale e elettorato sfinito da tasse inutili imbestialito che se la prende, pretendendone la testa, con le ultime ruote del carro.
Per ognuno di coloro che pagheranno con il licenziamento vorremmo avere una parola di conforto: il resto del mondo del lavoro non è poi così brutto. Rimboccandosi le maniche e liberandosi dei finti privilegi di chi fino ad oggi voleva viziarvi col nulla di una falsa sicurezza, sicuramente recupererete una vostra dignità, pretendendo che in Italia finalmente chi vuole lavorare lo possa fare senza dare la maggior parte del suo reddito in pasto ai parassiti, ma conquistando un sistema fiscale più giusto e non è detto che tra un pò di tempo non possiate prendervi la rivincita di cacciare dalle loro poltrone i politici di tutti gli schieramenti che vi hanno usato e poi traditi e gettati via e i sindacati che vi hanno venduti.

venerdì 18 gennaio 2013

DEL SUICIDIO DELL'IMPIEGATO INCASTRATO DALLA TV


strategia dello struzzo

da "LEGGO"
www.leggo.it

"""""""""Venerdì 18 Gennaio 2013 - 12:50
NAPOLI - Risale quasi esattamente a un anno fa, il 24 gennaio 2012, una puntata di "Striscia la Notizia" in cui l'inviato Luca Abete denuncia una "cattiva prassi al Catasto di Napoli", questo il titolo del servizio.
Le telecamere del tg satirico accusano che nel Catasto partenopeo di via De gasperi gli impiegati accettano "mazzette" per consegnare pratiche a persone che non ne avrebbero diritto perché sprovviste di delega. Con 20 euro la pratica è bella e pronta. Con l'aiuto di una complice munita di telecamera nascosta, si richiede la pratica, che viene inizialmente negata. Basta allungare la banconota azzurra e dopo poco si ottinene il documento. Allo sportello c'è un uomo di mezza età, che viene così smascherato e lo scoop è riuscito.

Quell'impiegato è Lucio Montaina. Alle cinque di mattina di ieri ha aperto la finestra di casa sua, al settimo piano di via Filippo Maria Briganti a Napoli, e si è lanciato nel vuoto. «Questa volta Striscia la Notizia si è macchiata di un'azione di sciacallaggio, Lucio era un impiegato perbene, non era certo uno che chiedeva tangenti, come si vede dal filmato quei 20 euro glieli hanno offerti...». Gli impiegati del Catasto lo conoscevano bene quell'uomo calvo e con i baffi che lascia una moglie e due figli. Non vogliono passare per corrotti e dicono: «È giusto perseguire chi ruba e chi commette illeciti, ma non si può braccare un uomo come se fosse un delinquente. Lucio era una persona perbene, non accettiamo questa condanna televisiva senz'appello».

Lucio era statto licenziato senza neanche un avviso di garanzia, come racconta al Corriere della Sera il sindacalista Salvatore Iossa: «L'amministrazione dell'Agenzia del Territorio l'aveva denunciato e poi licenziato in tronco. Lucio (in realtà era un funzionario di VI livello) aveva presentato ricorso e il giudice del lavoro l'aveva accolto. Reintegrato per qualche mese era stato trasferito ad altro incarico, poi però l'ente aveva presentato appello contro il reintegro e aveva vinto, Montaina era tornato a casa senza un lavoro. Ora stava cercando di arrivare a un'intesa con l'ufficio accettando un periodo di sospensione invece del licenziamento. Domani (oggi per chi legge, ndr) avrebbe dovuto partecipare a un'udienza invece celebreremo il suo funerale»."""""""""

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COMMENTO DELL'ALP-AGL:
Questa terribile vicenda deve farci riflettere.
La corruzione nella P.A. è una realtà, molto più grave del fatto oggetto di quell'inchiesta giornalistica. Altro che impiegati di VI livello e altro che 20 euro! Sappiamo tutti che il cattivo esempio viene dall'alto.
Diamo per scontata quindi la condanna, doverosa, di ogni e qualsiasi reato e di quei casi in cui certo giornalismo rischia di arrecare danni irreparabili alla vita di persone deboli e impreparate.
Andiamo oltre. Qui emergono questioni gravi e irrisolte. Innanzitutto l'inadeguatezza degli stipendi dei pubblici impiegati, bloccati da anni. Ed è inammissibile controbattere che si tratterebbe comunque di privilegiati, a confronto di disoccupati, precari e cassintegrati. E' invece una insopportabile umiliazione all'interno della più ampia disavventura che sta colpendo in questi anni il mondo del lavoro dipendente. Se effettivamente la PA non è in grado di pagare adeguatamente i propri funzionari, allora se ne prenda atto, si cambino le leggi e venga abolito l'obbligo di esclusività , dando la possibilità, legalmente e alla luce del sole, a un impiegato pubblico di svolgere un secondo lavoro di qualsiasi tipo. Così come, nel privato, vengano rimossi tutti i vincoli fiscali e burocratici che rendono impossibile muoversi liberamente sul mercato del lavoro. Il lavoro contrariamente a quel che si crede c'è, la gente (ivi compresi i pensionati) vorrebbe darsi da fare ma può farlo solo di nascosto, per non essere ammazzata di tasse, di controlli e di sanzioni disciplinari. Pazienza che venga intaccata la sacralità delle mastodontiche amministrazioni che in realtà imprigionano il nostro Paese e che si avvalgono del lavoro pressochè gratuito (ricambiato con somme che assomigliano più a sussidi che a stipendi ex art. 36 della Costituzione). La gente, le famiglie, devono sopravvivere e gli alti burocrati possono ben stringere la cinghia, per un pò.
Esiste poi un problema di depenalizzazione. E' assurdo che un essere umano debba suicidarsi per 20 euro, dopo che la propria reputazione e la propria vita siano state rovinate e che criminali che si sono venduti (tramite appalti e esternalizzazioni a beneficio di amici generosi) pezzi di pubblica amministrazione (pagata da tutti noi) siano lasciati o indisturbati a godersi pensioni milionarie e ville hollywoodiane che neppure colleghi di pari grado sono riusciti a costruirsi con i risparmi sullo stipendio o scoperti e interpellati solo dopo anni (è un caso?) quando ormai qualunque di questi reati risulta prescritto. Siamo arrivati all'assurdo che chi compie falso in bilancio esce pulito da accuse e chi in un momento di debolezza allunga una mano e accetta 20 euro oppure chi ruba una pera al supermercato viene sbattuto agli arresti.
Altra questione annosa è l'abuso che nella PA da anni viene operato del potere disciplinare che ormai non viene più azionato per interessi pubblici ma per finalità private di coloro che hanno interesse a creare un clima di terrore negli uffici che porti ad omertà e impunità, oltre che al silenzio verso l'esterno.Ricordiamo (anche nel caso di cui trattasi è capitato) che può accadere che vi sia una sospensione e quindi una pressochè totale non corresponsione dello stipendio, anche quando ci sono famiglie monoreddito di mezzo.
Andrebbe poi assicurata adeguata tutela giurisdizionale a chi lavora nello Stato. La difesa gratuita da parte dell'Avvocatura dello Stato va garantita a tutti i funzionari pubblici o a nessuno. Altrimenti si presume, in maniera inaccettabile, che l'alto dirigente possa essere identificato con lo Stato e il cittadino funzionario (che agisce sempre sulla base di ordini e prassi imposte dai superiori) no. E perchè? Per grazia divina? O per alimentare terrore e sottomissione a beneficio di chi nella PA fa affari ben più grossi dei 20 euro di quel poveraccio?
Lotta ai fannulloni, quindi, colpendo chiunque si comporti infedelmente nella PA, sia esso commesso o alto dirigente, riformare la PA a beneficio delle persone più bisognose, non licenziare ma attraverso la mobilità tra amministrazioni e un blocco del turn over legato alla informatizzazione , affrontare eventuali esuberi derivanti da limiti di spesa ma , anche, tornare a una vera contrattazione, sbloccare gli stipendi, aumentandoli significativamente, dando di più a chi lavora di più , eliminare l'assurda distanza tra gli stipendi dei dirigenti e quelli del resto del personale, liberalizzare il mercato del lavoro anche per i pubblici impiegati. Ridare dignità al lavoratore, rivedendo completamente l'esercizio del potere disciplinare e le modalità con le quali l'impiegato pubblico possa far valere i propri diritti, favorendo la crescita dello strumento arbitrale per dirimere le controversie interne.
Non sappiamo se in Italia qualche partito o il futuro governo sia d'accordo su queste proposte, quello che è certo che l'AGL combatterà per tradurle in realtà, nonostante il resto del mondo sindacale si occupi più della propria autoconservazione che del destino degli uomini che lavorano per la Collettività.