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martedì 26 maggio 2015

AGL: AFFAMARE LA BESTIA? NON BASTA.MEGLIO UN BEL BY-PASS GASTRICO PER FARLE PERMANENTEMENTE PERDERE PESO.DISTRIBUENDO I SUOI 3 MILIONI E TRECENTO MILA KG. IN GIRO PER LA NAZIONE, IN IMPIEGHI PIU' PRODUTTIVI.E PER FARLA TORNARE AL PESO DEI SUOI VENT'ANNI

Dal sito www.corriere.it

Il libro e il bilancio) di Cottarelli

Diecimila sedi dello Stato
La spesa pubblica che ci soffoca

Inefficienze, enti che si moltiplicano e paradossi nel racconto del commissario alla revisione della spesa


«Ma se io avessi previsto tutto questo... forse farei lo stesso». La frase è nella pagina bianca che apre il saggio di Carlo Cottarelli La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare . Un viaggio nel ventre della Bestia che succhia le nostre risorse più preziose. La Bestia, è il messaggio dell’ex direttore del dipartimento finanza pubblica del Fondo monetario internazionale, chiamato nell’ottobre 2013 da Enrico Letta per prendere il posto di commissario alla spending review, già occupato da Enrico Bondi, non è invincibile. Certo, nemmeno per lui dev’essere stato facile affrontarla. Dire che c’era chi remava contro, per esempio, era un eufemismo. Basta dire che dei 17 gruppi di lavoro istituiti per 13 ministeri, oltre che Palazzo Chigi, Regioni, Province e Comuni, ai quali erano state chieste proposte di tagli, ben cinque non hanno mai completato il lavoro.
Della determinazione con cui Carlo Cottarelli ha affrontato per un anno e dieci giorni il compito di commissario alla revisione della spesa, dice tutto una strofa della canzone L’Avvelenata di Francesco Guccini: «Ma sei io avessi previsto tutto questo... forse farei lo stesso». La frase è nella pagina bianca che apre il saggio di Cottarelli in libreria da domani, pubblicato da Feltrinelli. Un libro, La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare , semplicemente sorprendente. Non ha sassolini da togliersi, l’ex commissario. Anche se un altro, dopo la freddezza con cui l’attuale governo ha accolto la fine della sua esperienza, l’avrebbe fatto eccome. Non lui.
Leggere il libro è come fare un viaggio nel ventre della «Bestia» che succhia le nostre risorse più preziose, ma condotti da una guida esperta che ne ha già esplorato le viscere. Così bene da sfatare anche le convinzioni più pessimistiche. La «Bestia», è il messaggio dell’ex direttore del dipartimento di Finanza pubblica del Fondo monetario internazionale chiamato nell’ottobre 2013 da Enrico Letta per prendere il posto di commissario alla spending review già occupato da Enrico Bondi, non è invincibile. Prima sorpresa...
Certo, nemmeno per lui dev’essere stato facile affrontarla. A cominciare dai fondamentali. Dire che c’era chi remava contro, per esempio, era un eufemismo. Basta dire che dei 17 gruppi di lavoro istituiti per 13 ministeri, oltre che Palazzo Chigi, Regioni, Province e Comuni, e ai quali erano state chieste proposte di tagli, ben cinque non hanno mai completato il lavoro.
C’entra forse la caduta del governo Letta, che probabilmente ha segnato anche il destino di Cottarelli. Forse. Ma di sicuro c’entra anche la reazione della pubblica amministrazione. E di quello che l’ex commissario chiama benevolmente il suo «complicato mosaico». Cottarelli racconta di averne scoperto le dimensioni grazie a una stima della Funzione pubblica. Da brivido.
Sapete quante erano alla fine del 2012 le sole sedi territoriali dei ministeri? Circa 5.700. Numero al quale si devono però aggiungere 3.900 uffici di enti vigilati dai ministeri. Per un totale di 9.600. Senza però che in quelle quasi 10 mila sedi del solo Stato centrale, per capirci una ogni 6.250 italiani, siano comprese le migliaia di caserme della polizia e dei carabinieri.
Il fatto è, spiega Cottarelli, che lo Stato delle Regioni è ancora organizzato sul modello delle 110 Province (abolite?) con i loro 117 capoluoghi. Il ministero dell’Economia, per esempio, ha 103 commissioni tributarie, 102 comandi della Guardia di Finanza, 97 uffici dell’Agenzia delle Entrate, 93 Ragionerie territoriali dello Stato, 83 uffici delle Dogane. La Giustizia, oltre a tribunali e procure, ha 109 archivi notarili. Il Lavoro, 109 direzioni. L’Istruzione, 104 uffici scolastici e 108 sedi del Consiglio nazionale delle ricerche. L’Interno, 106 prefetture e 103 Questure. Il Corpo forestale dello Stato, vigilato dall’Agricoltura, ha 98 comandi locali. Il ministero dei Beni culturali, 120 soprintendenze e archivi di Stato. Lo Sviluppo economico vigila sulle 105 Camere di commercio, che a loro volta hanno 103 Camere di conciliazione...
Le sovrapposizioni e le inefficienze sono incalcolabili. Basta pensare alle cinque forze di polizia, che occupano 320 mila persone: con un rapporto fra agenti in servizio e abitanti superiore a quasi tutti i Paesi europei, inferiore soltanto a Cipro, Macedonia, Turchia, Spagna, Croazia, Grecia e Serbia. Cinque apparati ognuno dipendente da un ministero diverso, per una spesa che nel 2014 ha toccato 21 miliardi. Cinque apparati, con cinque amministrazioni diverse, cinque burocrazie differenti, cinque gestioni indipendenti per acquisti, forniture, divise, manutenzioni. Cinque apparati, che stampano e diffondono cinque pubblicazioni...
Per non dire delle diseconomie allucinanti che un sistema pubblico così congegnato riflette negli acquisiti di beni e servizi. Ci sono 34 mila uffici che gestiscono ogni anno un milione 200 mila procedure: ciascun bando costa da 50 mila a 500 mila euro.
E poi gli enti pubblici. La «migliore ricognizione» che Cottarelli dice di aver trovato è un documento della Camera che ne elenca 198, ma solo per quelli nazionali. Una lista nella quale compaiono casi come quello dell’Aci, eletto dall’ex commissario a simbolo dell’assoluta necessità di un intervento radicale in questo campo.
La ragione è che l’Automobile club d’Italia gestisce il Pra con un compenso pagato dagli automobilisti nella misura di 190 milioni annui attraverso le spese di immatricolazione e cambio di proprietà dei veicoli. Peccato che il Pubblico registro automobilistico altro non contenga, definizione di Cottarelli, che un «sottoinsieme» delle informazioni dell’Archivio nazionale dei veicoli del ministero dei Trasporti. Nonostante questo, non si è ancora riusciti a unificare i due archivi: ed è la dimostrazione delle difficoltà che si incontrano ogni volta che si cerca di toccare un ente pubblico.
Per non parlare di un’altra fonte di sprechi e inefficienze. Apparati pubblici tanto numerosi e ramificati vorrebbero un’attenta gestione degli immobili, con una ristrutturazione radicale di spazi antiquati e costosi. Il Regno Unito l’ha fatto: ha speso 7 miliardi e mezzo di euro, ma ha ridotto gli immobili occupati del 45 per cento, gli spazi del 35 per cento e ha dimezzato i costi.
Noi, niente affatto. Gli edifici sono vecchi, gli spazi si sprecano. Eppure i costi «potrebbero essere enormemente ridotti con un’adeguata ristrutturazione degli edifici. Solo di affitto si spendono due miliardi l’anno...». Vero è, insiste l’ex commissario, che «anche senza ristrutturazione qualche risparmio non trascurabile si potrebbe ottenere con un po’ più di buona volontà e attenzione per le risorse pubbliche». Racconta Cottarelli di aver partecipato a una riunione al ministero dell’Agricoltura in una bella giornata romana di sole. I termosifoni ancora accesi andavano al massimo e faceva così caldo che si dovevano tenere le finestre spalancate. Quando l’ha fatto notare, gli hanno assicurato «che erano gli ultimi giorni di accensione...». E qui la Revisione della spesa si scontra con qualcosa di veramente duro. Le abitudini inveterate di un Paese nel quale, come ammoniva Tommaso Padoa-Schioppa, «il denaro di tutti è considerato il denaro di nessuno».
Per la cronaca, i diritti del libro di Cottarelli saranno devoluti all’Unicef .



giovedì 14 maggio 2015

IL VIDEO INTEGRALE DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE RENZI SULLA SCUOLA

AGL: non è possibile, contemporaneamente, professare cultura e mandare i propri cervelli all'ammasso. A vantaggio di chi, poi? Di sindacalisti-pifferai che, in questi anni, hanno creato le liste dei precari per fare tessere sindacali in cambio di ricorsi al TAR agevolati.Sfruttando i sogni e le speranze di giovani laureati di un Sud tenuto nella miseria per fungere da serbatoio elettorale e di clientelismo sindacale, truffando soldi allo Stato con l'assenteismo e i trasferimenti, cercando di evitare l'insegnamento con la carriera e i distacchi sindacali. C'è ancora tempo (poco) per capire quali compagni di viaggio (politici e sindacali) conviene scegliersi. Poi sarebbe davvero preoccupante sapere che i nostri figli possano avere come guida persone così disorientate e ingenue. Allora davvero non potremmo più lamentarci della definitiva perdita di credibilità della scuola pubblica a vantaggio di quella privata con conseguenti futuri aggiustamenti della Costituzione. Perchè la scuola (come la Pubblica Amministrazione) è di tutti e non solo di coloro che arrivatici prima, vi hanno creato il proprio orticello o la propria bottega.

domenica 3 maggio 2015

SCIOPERO GENERALE SCUOLA 5 MAGGIO: VEDRETE CHE GLI SCHETTINI A CAPO DEI SINDACATI ITALIANI RIUSCIRANNO NELL'OBBIETTIVO DI FAR SALTARE L'ASSUNZIONE ANCHE DEI 100.000 PRECARI

L'ultima trovata di CGIL-CISL-UIL e degli autonomi: sciopero generale della scuola. Cosa otterranno i lavoratori?
Vediamo i precedenti grandi risultati in questi anni (specie dal 1993 in poi) dei sindacati confederali e dei loro “concorrenti” autonomi:

  • gli stipendi e i salari più bassi dell'Occidente capitalistico
  • pensioni da fame risultato delle riforme fatte da loro passare
  • il blocco ultra decennale dei contratti del pubblico impiego
  • uso stupido degli ammortizzatori sociali, col risultato di aver azzerato in Italia ogni ricollocazione , ogni mobilità da un posto all'altro, ogni risorsa per provare qualcosa di nuovo nel mondo del lavoro
  • aver convinto l'opinione pubblica che i risultati delle lotte degli anni settanta siano un danno per il Paese
  • incapacità a impedire gli scioperi selvaggi nei servizi pubblici
  • esclusione dei lavoratori dalla partecipazione agli utili d'impresa e dal coinvolgimento nelle politiche aziendali e industriali
  • mancanza in Italia di un reddito di cittadinanza che contrasti la povertà
  • avere fatto perdere alla scuola pubblica la sfida, di immagine e competitività, nei confronti della scuola privata e di quella religiosa

Oggi loro , responsabili nell'aver indirizzato anni fa decine di migliaia di ormai ex giovani, prevalentemente meridionali, verso la scuola e l'insegnamento, intesa come valvola di sfogo occupazionale e , attraverso la mitizzazione dell'intellettuale organico, come strumento di fallita egemonia culturale nella società italiana, si trovano a dover dare alla scuola le ultime risposte urgenti a loro disposizione, senza avere più ministri disposti a fare da sponda e con migliaia di stabili e precari che già di fatto si sono tramutati in “insegnanti-massa” e quindi, prima o poi, destinati a finire in bocca a movimenti populisti che propongano loro finte rivoluzioni.

L'UNICO RISULTATO CHE SI OTTERRA' CON LO SCIOPERO DEL 5 MAGGIO SARA' DI RENDERE DEFINITIVO L'ISOLAMENTO POLITICO DEGLI INSEGNANTI STABILI E DEI PRECARI. L'ALTERNATIVA E' DIALOGARE E COLLABORARE CON CHI NON HA RESPONSABILITA' PER I DISASTRI PASSATI E SI SFORZA DI PROPORRE QUALCOSA DI NUOVO PER LA SCUOLA, PER RENDERLA ALL'ALTEZZA DELLE SFIDE DI OGGI (E NON DI QUELLE DEGLI ANNI OTTANTA) . E DI MOLLARE QUEI SINDACATI CAPACI SOLO DI DIRE DEI NO E CHE, COME SCHETTINO, SOLO UNA COSA RIESCONO A FARE BENE: ORGANIZZARE SPETTACOLI (SCHETTINO SULLA NAVE, I SINDACATI IN PIAZZA SAN GIOVANNI) PRIMA CHE LA BARCA AFFONDI.