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martedì 29 dicembre 2015

LA BONA SCUOLA

AGL: bravo Rocco, anche noi sosteniamo la tua petizione!

fonte: www.change.org  


Educazione sessuale nelle scuole! Ci metto la faccia e l'esperienza #cipensarocco

Lettera a
Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini (Ministro dell'Istruzione)
La pornografia dovrebbe essere intrattenimento, ma in mancanza di alternative è diventata uno strumento di apprendimento, soprattutto tra i giovani. Secondo voi è normale?

Il dialogo, l’ascolto, l’apertura mentale sui temi del sesso sono in Italia ancora lontani. Il sesso è in Italia ancora tabù, mentre in molti avrebbero bisogno di parlarne, aprirsi, essere ascoltati e ricevere risposte. Tanti giovani avrebbero voglia di soddisfare le proprie curiosità ma non sanno a chi rivolgersi.

L’educazione sessuale è obbligatoria in tutti i paesi dell’Unione tranne che in Italia, Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania e Regno Unito.

In Italia contiamo decenni di proposte sull’educazione sessuale e nessuna legge. Non esiste una legge, dunque, nonostante ci sia richiesta di formazione.

Sono un fiero porno attore e regista, protagonista di quasi 2000 film porno girati da attore e 450 da regista e fin da giovanissimo ho voluto dedicare la mia vita al sesso.

In occasione della giornata mondiale dell’orgasmo (22 dicembre), voglio lanciare questo appello, perché il sesso è una cosa bellissima. Ci metto la faccia e l'esperienza, offro la mia completa disponibilità a visitare le scuole italiane e a farmi promotore in prima persona di questa iniziativa.

Perché proprio io? Perché faccio il mio lavoro da 30 anni e ho acquisito abbastanza esperienza per assicurare che quello che faccio io non è educazione sessuale, bensì altro, pornografia appunto.

I ragazzi hanno il diritto di aprirsi, fare domande, avere risposte, ricevere una formazione su una delle cose più belle e importanti nella vita.

Cosa stiamo ancora aspettando? Educazione sessuale nelle scuole! #cipensarocco #Cometogether
PER FIRMARE LA PETIZIONE, CLICCA SUL SEGUENTE LINK:

lunedì 14 dicembre 2015

Papa Francesco: dare lavoro a tutti i giovani, non solo ai raccomandati

AGL: speriamo che le parole di Papa Francesco illuminino i parlamentari che stanno elaborando la riforma della Pubblica Amministrazione italiana...

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Fonte: http://it.radiovaticana.va/

Francesco: dare lavoro a tutti i giovani, non solo ai raccomandati

Fare di tutto per sconfiggere la disoccupazione giovanile. E’ l’appello levato da Papa Francesco nell’udienza ai partecipanti al Progetto Policoro, iniziativa per il lavoro giovanile nata vent’anni fa come frutto del Convegno ecclesiale nazionale di Palermo. Francesco ha incoraggiato i giovani a non rassegnarsi dinanzi alle difficoltà nel trovare lavoro e ha ammonito che il lavoro non deve essere un dono concesso solo ai raccomandati. Nell’occasione di questa udienza, il Papa ha incontrato anche un gruppo di detenuti della Casa di Reclusione di Sant'Angelo dei Lombardi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
http://it.radiovaticana.va/news/2015/12/14/francesco_dare_lavoro_ai_giovani,_non_solo_ai_raccomandati/1194231



Il Progetto Policoro ci dimostra che anche per i giovani è possibile un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale. Papa Francesco ha esordito così nel suo discorso tutto incentrato sulla dignità del lavoro, specie per i giovani. “Non perdiamo di vista l’urgenza di riaffermare questa dignità!”.
Troppi giovani sono vittime della disoccupazione
Ogni lavoratore, ha soggiunto, “ha il diritto di vederla tutelata, e in particolare i giovani devono poter coltivare la fiducia che i loro sforzi, il loro entusiasmo, l’investimento delle loro energie e delle loro risorse non saranno inutili”:
“Quanti giovani oggi sono vittime della disoccupazione! E quando non c’è lavoro, rischia la dignità, perché la mancanza di lavoro non solo non ti permette di portare il pane a casa, ma non ti fa sentire degno di guadagnarti la vita! Oggi sono vittime di questo”.
Il lavoro non vada solo a raccomandati e corrotti
“Quanti di loro – ha ripreso – hanno ormai smesso di cercare lavoro, rassegnati a continui rifiuti o all’indifferenza di una società che premia i soliti privilegiati – benché siano corrotti – e impedisce a chi merita di affermarsi”:
“Il premio sembra andare a quelli che sono sicuri di se stessi, benché questa sicurezza sia stata acquisita nella corruzione. Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti!”
Voi, ha detto rivolgendosi ai giovani del Progetto Policoro, “rappresentate certamente un segno concreto di speranza per tanti che non si sono rassegnati, ma hanno deciso di impegnarsi con coraggio per creare o migliorare le proprie possibilità lavorative”. Il mio invito, ha detto, “è quello di continuare a promuovere iniziative di coinvolgimento giovanile in forma comunitaria e partecipata”. Spesso, ha constatato, “dietro a un progetto di lavoro c’è tanta solitudine: a volte i nostri giovani si trovano a dover affrontare mille difficoltà e senza alcun aiuto”. E, ha proseguito, “le stesse famiglie, che pure li sostengono – spesso anche economicamente – non possono fare tanto, e molti sono costretti a rinunciare, scoraggiati”.
La risposta della Chiesa è la testimonianza
Di fronte a questa situazione, ha esortato Francesco, la Chiesa è chiamata a dare una testimonianza, a “sostenere le nuove energie spese per il lavoro; promuovere uno stile di creatività che ponga menti e braccia attorno a uno stesso tavolo”, la Chiesa “accomuna tutti”. E ha messo in guardia da chi confonde la “realizzazione” della persona “con un certo modello di ricchezza e di benessere che spinge a ritmi disumani. Non sia così per voi”. “Alla scuola del Vangelo, dunque”, ha ribadito, troviamo “la via giusta”:
“È vero, Gesù non ha direttamente insegnato come inventarci possibilità lavorative: no, ma la sua parola non smette mai di essere attuale, concreta, viva, capace di toccare tutto l’uomo e tutti gli uomini. Oggi parla anche a noi: ci esorta a fare delle nostre idee, dei nostri progetti, della nostra voglia di fare e di creare una lieta notizia per il mondo”.
Prendersi cura dei giovani disoccupati, sono la carne di Cristo
“Il vostro lavoro – ha detto ancora – io l’ho molto a cuore, perché soffro quando vedo tanta gioventù senza lavoro, disoccupata”. Ed ha rammentato che in Italia, i giovani  fino a 25 anni soffrono quasi il 40% di disoccupazione. A volte, ha detto con un rammarico, un giovane disoccupato si ammala, “cade nelle dipendenze o si suicida”:
“Questi giovani sono la nostra carne, sono la carne di Cristo e per questo il nostro lavoro deve andare avanti per accompagnarli e soffrire in noi quella sofferenza nascosta, silenziosa che angoscia loro tanto il cuore. Vi assicuro la mia preghiera, vi sono vicino: contate su di me, per questo, perché questo mi tocca tanto”.

mercoledì 9 dicembre 2015

IL FUTURO DI PARTE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ITALIANA? NELL'AGRICOLTURA

AGL: siamo pienamente d'accordo con l'autore di questo articolo e con il Prof. Ichino. Solo alcune precisazioni:

  1. ci sembra che sia venuto il momento, ormai che la frittata è fatta e gli altarini sono scoperti, che anche i Ministri Madia e Poletti dicano chiaro, perchè è questo che vuole il Paese (e a questo invece si oppongono i sindacati nemici del Governo) che per pubblici e privati debbano valere le stesse regole (e sarebbe grave se la riforma della PA andasse in direzioni diverse).Si operi quindi sulle norme esistenti per spazzare via questi dubbi.
  2. I rituali, continuati e noiosi piagnistei della FP-CGIL non commuovono nessuno. Ci mancherebbe altro che nella PA non venissero licenziati per giusta causa coloro che commettono reati. Il problema è che sarebbe ora che anche nel pubblico ci fossero i licenziamenti per gmo (giustificato motivo oggettivo). Che , in parole povere, è lo strumento per risolvere il problema che si crea quando un posto di lavoro non serve più o serve troppo poco (e non è questa la situazione addirittura di interi rami delle Pubbliche Amministrazioni?)
  3. E non è che se la sentenza della Cassazione è arrivata dopo due giorni dalla manifestazione per il contratto questa sia una rappresaglia del sistema. Come già da noi scritto, è la categoria, grazie a quei sindacati, che si è autocastrata da anni. Il blocco dei contratti è conseguenza di quel che pensa l'opinione pubblica dei pubblici dipendenti.
  4. Occhio però ai furbetti del posticino. Non è che ora che si sta per licenziare sul serio va fatta tornare di moda la ripubblicizzazione, che è cosa buona e giusta. E no, belli! Qui occorre una politica dei tre tempi. Prima ripuliamo la PA dai delinquenti e dai corrotti, poi la alleggeriamo dei fannulloni e degli inutili con licenziamenti mirati e poi, per non farla ri-pappare da CGIL,CISL, UIL, CONFSAL, UGL, ecc. la cambiamo, decontrattualizzandola e rilegificandola! Solo così certi giochetti finiranno una volta per tutte! E rilanceremmo l'attività agricola soprattutto al Meridione.




I dipendenti del pubblico impiego sono licenziabili come quelli del settore privato!


Il cosiddetto Jobs Act lascia aperti i dubbi di interpretazione sulla parità tra pubblico e privato e la Cassazione cerca di fare chiarezza sul tema. Seppure la sentenza faccia riferimento alla riforma Fornero del 2012 , la Cassazione ha ritenuto applicabile al riformato articolo 18, anche al pubblico impiego. Tale pronuncia apre ovviamente il capitolo dell’applicazione delle “tutele crescenti” anche al pubblico impiego e ciò proprio perché la riforma del lavoro di Renzi ha lasciato (volutamente?) dubbi di interpretazione. Con questa sentenza, che farà giurisprudenza, i licenziamenti nel pubblico impiego saranno finalmente parificati a quelli del settore privato. E’ una sentenza che contrariamente a quanto sostenuto dai Ministri Madia e Poletti, riguarda chiaramente il pubblico impiego.
La sentenza della Suprema Corte di Cassazione n. 24157 del 25 novembre 2015 ha stabilito, quindi, che l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, come modificato dalla legge Fornero, si applica anche ai dipendenti pubblici. I giudici della Cassazione hanno precisato che è innegabile che il nuovo testo dell’art. 18 legge come modificato dalla legge Fornero (art. 1 legge n. 92/2012,) trovi applicazione ratione temporis al licenziamento disciplinare per i dipendenti pubblici, eliminando molti dubbi interpretativi e avallando la tesi di chi, come il senatore Ichino, ha sempre sostenuto che la riforma dell’art. 18 si applicasse anche al pubblico impiego perché una norma speciale di esclusione non c’è mai stata. Ma i dubbi sul presente permangono, la sentenza non chiarisce affatto se il c.d. Jobs Act –  in realtà il decreto sul contratto a tutele crescenti – si estende anche ai dipendenti pubblici assunti dal 7 marzo in poi.  Ebbene, una precisazione è d’obbligo, il decreto sul contratto a tutele crescenti non modifica l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori che resta com’è e dov’è.
Il decreto n. 23/2015 introduce nuove regole per gli assunti dal 7 marzo in poi, senza abrogare l’art. 18 dello Statuto e delimitando all’art. 1, il campo di applicazione delle nuove regole. Infatti, il contratto a tutele crescenti si applica a operai, impiegati e quadri, un sistema di classificazione del personale proprio del lavoro privato, che potrebbe mascherare l’intento del legislatore di escludere i dipendenti pubblici. L’art. 1, d. lgs. n. 23/2015 non contenendo alcuna esclusione e nella formulazione operata dal legislatore, giustifica i dubbi sull’estensione di tali regole anche ai lavoratori pubblici, dubbi che permangono anche alla luce della sentenza della Cassazione del 25 novembre 2015. In realtà,  i tempi sarebbero maturi per il superamento delle disparità tra dipendenti pubblici e privati e per l’applicazione delle stesse regole che valgono per i lavoratori privati anche per i lavoratori pubblici. Trovo curioso che si parli di discriminazione tra dipendenti privati quando si tratta delle tutele crescenti e si dimentica la più grande delle discriminazione: quella tra  lavoratori pubblici e privati.
07/12/2015